Divina Commedia Angelica

  • Secolo XIV (seconda metà)
  • Formato cm 23,7 x 34,7
  • 94 carte
  • Stampa fine art
  • Applicazione dell’oro in lamina
  • Carta pergamena trattata a mano
  • Legatura eseguita artigianalmente
  • Pelle fiore a concia naturale
  • Cucitura a mano
  • Legatura della Biblioteca del Cardinale Domenico Passionei

Descrizione

 ms. 1102, Roma, Biblioteca Angelica

Il manoscritto Ms 1102 della Biblioteca Angelica, è un codice del XIV secolo contenente la Divina Commedia di Dante Alighieri e i commenti di Jacopo Alighieri e di Bosone da Gubbio dal titolo Capitolo Sulla Commedia, contiene anche un frammento del poema sulla storia di Alessandro Magno scritto da Gualterus de Castellione.

Rilevante per l’originalità dell’iconografia che rappresenta l’Inferno di Dante, il codice è un notevole esempio di miniatura bolognese del Trecento.

Ognuno dei cantici dell’Inferno è introdotto da una miniatura che mostra il contenuto del cantico.

Trentaquattro miniature impreziosiscono il manoscritto che mostra le scene dell’Inferno in colori vivaci su fondo oro.

La prima scena è organizzata su due colonne, mentre il resto delle miniature occupano solo una colonna.

Il manoscritto non fu mai completato. Gli spazi vuoti sono stati lasciati per le miniature riguardanti i cantici del Paradiso e del Purgatorio.

Delicati motivi vegetali bianchi, tipici dei manoscritti italiani del tardo medioevo, ornano tutto il libro. Probabilmente un solo scriba è responsabile di aver scritto il testo in elegante littera textualis.

Il manoscritto 1102 della Biblioteca Angelica è stato poco studiato e lo stile e i significati delle sue miniature hanno bisogno di ulteriore attenzione.

Generalmente assegnato ad uno scriptorium di Bologna, l’identificazione del miniatore della Divina Commedia è ancora oggetto di dibattito. Mario Salmi attribuisce l’opera a Simone dei Crocefissi, che pone il codice nel primo quarto del XV secolo. Il laboratorio del Mezzaratta di Bologna è stato suggerito come luogo di produzione del manoscritto, ma più di recente, gli studiosi hanno proposto i nomi di Oderisi da Gubbio e Franco Bolognese per le miniature di questo prezioso manoscritto.

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